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CELLENO

Un borgo sospeso tra passato e futuro,

dove la storia incontra l’arte

​Celleno è un piccolo gioiello nel cuore della Teverina, incastonato tra colline verdi, uliveti secolari e i paesaggi lunari dei calanchi. Un luogo che affascina e sorprende, capace di raccontare storie antiche e visioni contemporanee. Qui, il tempo sembra rallentare, lasciando spazio a un’esperienza autentica, fatta di memoria, bellezza e silenzio.

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Il Borgo Fantasma

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Il cuore pulsante e allo stesso tempo silenzioso di Celleno è il suo borgo medievale abbandonato, noto oggi come Il Borgo Fantasma
Dopo secoli di vita agricola e comunitaria, l’antico borgo fu progressivamente evacuato a partire dagli anni ’30 del Novecento, a causa dell’instabilità del terreno tufaceo. L’abbandono completo avvenne nel dopoguerra, quando la popolazione si trasferì nel nuovo abitato poco distante.

Quello che oggi rimane è un luogo sospeso, intriso di suggestione e poesia: camminando tra i ruderi, si possono ancora riconoscere le vecchie abitazioni, i camini, le finestre, le stalle, i cortili e i vicoli in pietra che raccontano una vita fatta di semplicità e relazioni profonde. Il Castello Orsini con le sue mura merlate e il panorama mozzafiato, domina l’antico abitato come guardiana silenziosa della sua storia. Il belvedere della Passerella invece circonda il borgo favorendo una vista panoramica su tutta la valle.

Visitare il Borgo Fantasma non è solo un’esperienza turistica, ma un viaggio nella memoria, nella fragilità dei luoghi e nella loro capacità di resistere al tempo.

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Tra pieni e vuoti, luce e materia.

Lo sguardo di Enrico Castellani 

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Celleno non è solo un borgo abbandonato dal tempo: è un luogo in cui l’arte trova voce nella pietra, nel silenzio, nella luce che disegna forme sui ruderi. A coglierne per primo la forza espressiva fu Enrico Castellani, uno dei più importanti artisti italiani del secondo Novecento, padre del minimalismo e figura chiave dell’arte astratta europea.

Negli anni ’70, Castellani acquistò e restaurò il maestosa Castello Orsini,, trasformandolo in dimora e rifugio creativo. Un gesto silenzioso ma radicale: abitare l’abbandono, fare del vuoto una risorsa, trovare ispirazione là dove altri vedevano solo rovine.

La poetica di Castellani si fonda proprio su questo: l’alternanza di pieni e di vuoti, l’astrazione della forma, il ritmo della superficie. Le sue celebri estroflessioni, ottenute attraverso l’uso di chiodi e sagome lignee posti dietro la tela, creano rilievi e rientranze che trasformano la pittura in scultura, la luce in materia viva. Le tele monocrome, spesso bianche o argento, non raccontano, non decorano: esistono, si mostrano nella loro essenza ritmica, minimale, assoluta.

Celleno, con le sue case dirute affacciate sulla forra, con il vuoto architettonico che lascia spazio all’immaginazione, con il suo silenzio carico di eco e significati, è quasi una Superficie  fatta di pietra. In questo dialogo tra arte e paesaggio, antico e contemporaneo si fondono. Il borgo stesso diventa una grande installazione concettuale, una tela tridimensionale su cui il tempo ha lasciato il suo segno.

Il legame tra Castellani e Celleno è stato profondo e discreto. Come ha dichiarato Marco Bianchi, ex sindaco del paese, “Castellani ha saputo amare questo territorio prima di noi, quando venne negli anni Settanta ad acquistare, recuperare e abitare il Castello Orsini nel vecchio borgo abbandonato. E ci piace pensare che la sua opera abbia trovato ispirazione proprio nei nostri straordinari paesaggi”.

Oggi Celleno continua ad essere un luogo di incontro tra arte e territorio, anche grazie al lavoro dell’Associazione Culturale Benvenuto Cellini, che promuove progetti, eventi, mostre e percorsi che valorizzano questa vocazione.
Perché l’arte, come la memoria, ha bisogno di spazio, luce, ritmo. E Celleno offre tutto questo.

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© Associazione Benvenuto Cellini

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Celleno, 01020

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